lunedì 22 marzo 2010

INVICTUS contro VERGOGNA: le due facce del Sudafrica post Apartheid

>Due settimane fa, spinta da curiosità per il nuovo lavoro di Clint Eastwood, ho visto “Invictus” al cinema, e subito mi è ritornato in mente un magnifico, tristissimo libro del premio Nobel J.M. Coetzee, “Vergogna”, edito da Einaudi (se conoscete l’inglese, consiglio sempre la versione originale – “Disgrace”, Ed. Vintage).

Tema comune è il Sudafrica del post Apartheid, visto però da due angolazioni diverse: il film di Eastwood è ambientato durante la presidenza di Mandela, che illuminato da forti speranze e guidato da una volontà titanica, cerca con tutte le sue forze di eliminare ogni traccia dei pregiudizi e delle differenze razziali che l’Apartheid appena finito (siamo nel 1992) aveva radicato nei 45 anni di permanenza. Per ottenere il suo scopo Mandela chiederà aiuto alla squadra nazionale di rugby, orgoglio degli afrikaaners e detestata dai neri, che si appresta a partecipare ai mondiali che si terranno proprio in Sudafrica. Mandela conta che una possibile vittoria della squadra possa arginare sia la sete di vendetta della popolazione di colore, dotata ora di nuova sicurezza dall’avere un presidente nero, eroe nazionale sopravvissuto ad oltre 20 anni di prigione, portavoce di tutte le sofferenze e di tutte le richieste della popolazione nera, sia lo snobismo degli Afrikaaners, che ancora si sentono superiori solo perché hanno la pelle più chiara. Riuscirà Mandela nel suo intento? A giudicare da come la pensa Clint Eastwood, pare proprio di sì. La popolazione nera si appassiona alle vicende della squadra, la squadra acquista nuova forza dal sostegno nazionale e da quello presidenziale, vincerà il mondiale e lascerà allo spettatore un lieto fine, che fa ben sperare un futuro di integrazione, se non addirittura di amicizia, tra le due popolazioni.

Che le cose non siano andate così ce lo dice Coetzee, con un romanzo antecedente al film, ma ambientato qualche anno dopo, nel 1999. Se “Invictus” si fonda sulla speranza e sull’ottimismo, “Vergogna” lascia l’amaro in bocca, ti apre gli occhi sulla desolazione e sulla mancanza ottimismo del Sudafrica post Apartheid. Il professor Lurie, in seguito ad una torbida relazione sessuale con una sua allieva, riceve il benservito dall’Università di Cape Town e si trasferisce nella fattoria della figlia Lucy. Se la città appare come luogo protetto, uniforme, la vita di campagna è molto dura, aspra, arretrata e pericolosa. Le rappresaglie dei neri sono temute, ci si barrica in casa la notte rassegnandosi ad uno stile di vita senza troppe prospettive. Quando la proprietà di Lucy viene saccheggiata e la ragazza violentata da un gruppo di delinquenti di colore, nessuno reagirà. Sia Lucy che Lurie, accetteranno lo stato delle cose, anzi si accomoderanno ad esse, senza nessuna speranza di cambiamento, privi dell’ottimismo che caratterizzava il governo di Mandela, e il film di Clint Eastwood. Non a caso il titolo originale del romanzo “Disgrace”, la dice lunga sulla situazione del Sudafrica post Apartheid. E non me ne voglia il Signor Eastwood, ma essendo Coetzee sudafricano, sono più propensa a credere alla sua versione dei fatti.