martedì 14 dicembre 2010

PERCHE' LEGGERE "IL CIRCOLO PICKWICK"

Si può scrivere un romanzo di 800 pagine in cui non ci sia alcun personaggio eroico, nessun episodio scabroso, non un fatto eclatante, nessuna tragedia in agguato? Si può raccontare la vita normale di personaggi normali, senza per questo mai cadere nella banalità, senza mai annoiare il lettore? E ancora: si possono far ridere i lettori del 21° secolo sciorinando una carrellata di personaggi e situazione tipici del 19°?
Sì, si può. Si può, se ti chiami Charles Dickens e se il libro in questione è il Circolo Pickwick, un capolavoro dell’English sense of Humor, delineato da un’ironia sottile e una neppure troppo velata polemica che abbraccia varie situazioni e istituzioni della società vittoriana.
Tutti i protagonisti del libro – anche Mr. Pickwick – sono stereotipi, eppure il loro aspetto caricaturale è ciò che li rende indimenticabili. In questo libro i servitori sono fedeli e arguti, i benestanti grassi e allegri, gli avvocati sono truffatori incalliti, e i truffatori diventano imbroglioni pentiti. Le donne tiranneggiano subdolamente i loro mariti a suon di svenimenti e lacrime isteriche, i religiosi sono ipocriti, i medici dei simpatici ciarlatani e tutti – tutti – sembrano avere un affetto particolare per le bevute alcoliche.
Consiglio questo libro, anche per letture ai bambini prima della nanna, perché si entra in un mondo dove i difetti appartengono a tutti, dove gli sbagli sono perdonati se commessi a fin di bene, dove l’onestà e la correttezza vengono prima di tutto, e dove si insegna che la vita va goduta, la realtà esplorata, le colpe espiate, l’amore incoraggiato, e il divertimento ricercato nelle cose più semplici.

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